Precipita durante arrampicata, morto tenente 27enne dell’Esercito italiano. La testimonianza della fidanzata
Mattia Amort, tenente dell’Esercito italiano, è morto dopo essere precipitato per una ventina di metri mentre si arrampicava sulla Roda di Vael
Purtroppo non ce l’ha fatta Mattia Amort, tenente 27enne dell’Esercito italiano, che lo scorso 23 luglio, era rimasto gravemente ferito dopo essere precipitato per una ventina di metri sbattendo contro la roccia mentre stava arrampicando sulla Via Rizzi, sulla parete est della Roda di Vael (gruppo del Catinaccio, val di Fassa).
Mattia è deceduto a causa delle gravissime ferite riportate. Quel giorno la Centrale Unica di Trentino Emergenza ha chiesto l’intervento dell’elicottero di Bolzano, poiché gli elicotteri di Trentino Emergenza erano impegnati in altre operazioni di soccorso. A dara l’allarme era stata la compagna di cordata. Unica testimone di quanto accaduto la fidanzata, Marianna Bernardi
Un amore nato sui banchi di scuola. Tante le uscite in alta quota per la giovane coppia. «Lei non l’ha nemmeno visto cadere – racconta l’amico – ha sentito solo la corda tirarsi. Lui era davanti, ma nascosto dalla cengia».
La ragazza ha provato a chiamarlo, senza risposte.
La notizia ha sconvolto la famiglia e tutta la comunità della Val di Fiemme. Toccanti le parole riportate dai familiari sull’annuncio della sua scomparsa: “Corri libero per le tue montagne. Ora dal cielo guidaci nel giusto sentiero della vita”.
«Era un ragazzo d’oro – spiega Mariachiara Bazzanella, cugina di Mattia – legatissimo a tutti noi. Nonostante fosse di stanza a Belluno, tornava appena poteva, aveva tutti gli affetti qui. E seguendo le orme dei genitori voleva mettersi a disposizione degli altri. L’amore per la montagna – conclude tra le lacrime – l’aveva preso da nostro nonno Marco, scomparso da poco. È davvero difficile accettare quello che è successo: lo sentiamo come una tremenda ingiustizia».
Ma c’è anche la «seconda famiglia» di Mattia, quella degli alpini. Le penne nere, a cominciare dai suoi compagni di corso, lo vogliono ricordare con una raccolta fondi. Sono stati raccolti circa 12 mila euro, che verranno devoluti in beneficenza. «Eri il migliore del nostro corso – raccontano i commilitoni– sia negli studi, sia per quanto riguarda le prestazioni fisiche, le capacità militari e le doti morali. Giunto a Belluno hai saputo coniugare la passione per la montagna alla tua innata arte al comando. La stessa passione che ti ha portato alla fatale ascensione della Roda di Vael, nel luogo dove regna il silenzio e osano le aquile, dove incontrato il destino beffardo».
Di seguito il ricordo della fidanzata:
«Ricordo ogni istante alla perfezione prima che accadesse la tragedia: avevamo terminato il Diedro, lungo la via Rizzi, poi Mattia al 7° tiro è salito dietro uno spigolo, mentre io mi trovavo in posizione di sicurezza. È caduto e non ho visto né sentito grida. Ho assicurato la corda con i guanti, ho provato a chiamarlo. Nulla. Così ho dovuto allertare i soccorsi».
Nelle ultime settimane, Mattia «era una persona contentissima, perché riusciva a trovare il tempo per la sua montagna come me, nonostante gli impegni, riuscendo a scalare posti in cui non era mai stato e che aveva appuntato nella sua lista — dice — Il 15 luglio siamo stati sulle Pale di San Martino, il 22 sul Lagorai. Sabato scorso abbiamo dormito sul passo di Costalunga, poi la mattina dopo, alle 6, siamo partiti verso la Roda di Vael. Prima però ci siamo fermati a vedere l’alba sul Latemar: il cielo rosso ne faceva da padrone». Intorno alle 11.30, la tragedia al 7° tiro di corda che ha portato via per sempre Mattia.