Appello dell’ordine dei medici: “Serve un lockdown generale!”

«Un lockdown nazionale intensivo e unico è la sola prospettiva consentita dall’attuale aggressività pandemica» non ha dubbi il presidente dell’ordine dei medici di Lecce Donato De Giorgi.
Presidente quindi lei è in linea dunque con quanto dichiarato dal presidente nazionale Filippo Anelli?
«Sì.
La pandemia ha messo in evidenza che la salute rappresenta l’aspetto
più rilevante nella nostra vita. È la salute che deve determinare tutte
le altre nostre scelte. Proporre da parte nostra, insieme alla
Federazione Nazionale dei Medici e al dottor Anelli, un lockdown
nazionale intensivo e unico è l’unica prospettiva consentita
dall’attuale aggressività pandemica».

Nessuna altra azione possibile?
«No. Ogni altra
azione che possa lasciare aperte altre attività, potrebbe rischiare di
determinare la chiusura delle stesse non ad opera del decisore politico,
ma dello stesso virus, allorquando il contagio potrebbe determinare la
chiusura di una scuola o un’impresa. La nostra decisione è una sofferta e
angosciosa scelta, ben sapendo quanto sia duro per tutti proporre
chiusure ad una società e ad una economia che aveva appena avuto modo di
immaginare e organizzare una rinascita, veloce e forte per fare fronte a
quanto vissuto meno di 6 mesi fa».
Quindi la suddivisione a zone non aiuta?
«No. Non
è di grande aiuto. Se abbiamo avuto plauso internazionale e risultati
confortanti durante il primo, vero lockdown quando l’aggressività
pandemica era quasi esclusiva al nord, a maggior ragione deve essere
oggi totale per ambire al meglio. Ma d’altra parte deve essere chiaro
che le dimensioni e quindi le problematiche della pandemia sono totali e
pertanto adeguate devono essere le risposte. Soprattutto perché a breve
non ce la faremo più a contenere, ospedalizzare e trattare i contagiati
nella impetuosa crescita che stiamo registrando».
Che caratteristiche dovrebbe avere il lockdown nazionale a suo avviso? E quanto dovrebbe durare?
«Totale. Non solo geograficamente. La durata è determinata dagli elementi epidemiologici che la task force nazionale acclarerà».
L’aumento esponenziale di contagi di questi giorni se l’aspettava?
«Attendevamo
tutti una seconda ondata importante, ma probabilmente non così intensa
nella gravità epidemiologica; naturalmente temiamo ulteriori sviluppi
che potrebbero essere veramente nefasti, prima delle speranze vaccinali.
Tuttavia è certamente evidente che siamo sostanzialmente impreparati,
se le nostre linee difensive sono del tutto insufficienti».
Qual è la situazione negli ospedali leccesi? Cosa le raccontano i suoi medici?
«Gli
ospedali della nostra provincia sono messi veramente a dura prova.
Usciti da impietosi riordini e tagli, ridisegnati più volte in seguito
alle varie evoluzioni epidemiche, oggi dovrebbero essere in grado di
affrontare un progetto di rete distinto nettamente in ospedali Covid ed
ospedali non Covid, con percorsi che non si devono assolutamente
intralciare. L’ospedale Covid più autorevole e finalizzato è quello di
Galatina, sebbene alcuni possono non aver ancora compreso compiutamente
la gravità delle evenienze che stiamo vivendo, chiedendo il ripristino
di specialità multiple per il comune interessato. Siamo in guerra ed
ognuno deve fornire il contributo per ciò che meglio può o sa fare».